I consigli del dottore

Noa e la depressione clinica

Tutto è lontano, la gioia e la malinconia… che si confonde in me.  Quando tutto è qui, quando tutto è fermo…Non chiedo pietà, chiedo di lasciare che tutto passi…Perché non so più amare.

Litfiba, Re del silenzio

Sul caso Noa si potrebbero dire tante cose, forse l’unica sensata è che spezza il cuore vedere una persona distrutta dalla malvagità del mondo a 17 anni. Sono anche sicuro che la questione eutanasia o no sia molto interessante, ma non è il mio campo, quindi la lascio a chi è più bravo di me.

Voglio invece fare chiarezza su un punto critico: i media hanno paragonato la situazione di Noa a quella di turbe adolescenziali, facendo passare sottobanco il messaggio che in fondo siamo stati tutti adolescenti depressi e mica ci siamo suicidati tutti. Da professionista della salute mentale ritengo inaccettabile come molti giornalisti abbiano parlato di presunte esperienze depressive in adolescenza sostenendo che “se sei giovane da solo ce la puoi fare” a superarle.

Il mio pensiero si può articolare principalmente in due punti:

  1. La depressione clinica non si supera da soli
  2. La situazione di Noa era compromessa, da quello che riportano i media, in maniera molto più profonda di una situazione adolescenziale media.

RIPETO ANCORA: NON E’ MIA INTENZIONE DISCUTERE SU EUTANASIA, LASCIARSI MORIRE O SULLA “CORRETTEZZA” DI UNA DECISIONE CHE DI SICURO NON SPETTA A ME. Se volete sbizzarrirvi su questo argomento, il web è pieno.

Tristezza e depressione

Quando nella nostra vita ci troviamo a rinunciare a qualcosa di importante la mente si trova di fronte ad un dilemma: dentro di noi c’è una visione di qualcosa che fuori non esiste più. Per riportarci alla realtà dei fatti, la mente deve convogliare parecchia energia aggressiva verso di se per risistemare le cose. E’ come se ci prendessimo a schiaffi da soli e ci dicessimo “le cose non stanno così, accettalo”. Gli esempi, purtroppo, si sprecano: perdere il lavoro, una persona cara, vedere un sogno andare in frantumi, essere lasciati dal partner, perdere il proprio animale da compagnia, sentirsi frustrati dal mondo per come si è o appare.

Quello che si vede da fuori però non è tanto  questo schiaffo della mente, ma quello che facciamo noi per recuperare dallo schiaffo: piangere, svalutarci, cercare la solitudine, fingere disinteresse verso ciò che ci fa male, concentrarsi su ciò che c’era di bello e non di brutto in ciò che abbiamo perso. Qualunque sia la risposta, è il nostro modo per dire addio a qualcosa di perso. L’esempio più comune in questo senso è il lutto, un periodo di depressione naturale che può prenderci anche per mesi, come reazione alla perdita di una persona cara.

A volte però questo schiaffo metaforico è troppo forte perché noi possiamo superarlo correttamente; altre volte il nostro corpo risponde male (come nel caso della depressione tiroidea) e ci fa sentire come se avessimo subito uno schiaffo anche se non c’è stato. Siamo esseri umani, e non siamo perfetti: ad alcuni di noi capitano sfide più forti di loro.

Cos’è la depressione clinica?

Essere depressi non è essere tristi o essere abbattuti. Questi sono sentimenti che proviamo tutti e possono essere più o meno prevalenti. La cosa che sfugge a molti è che la depressione si struttura come assenza di sentimenti, non come sentimento di tristezza. Se proprio c’è un sentimento, di solito è nostalgia dei sentimenti stessi oppure la cosiddetta disforia , una sensazione semi-permanente di frustrazione che si esprime con comportamenti aggressivi (l’ultima cosa che ti aspetteresti da un depresso!) e la tendenza ad allontanare le persone.

Molti dei sintomi presentati dalla depressione clinica possono comparire in forma comune ed essere confusi come depressione. Ad esempio, molti di noi usano il cibo come comfort dalla tristezza e dalle delusioni, ma mangiare tanto non è un sintomo depressivo: il depresso clinico perde peso mangiando di più o aumenta di peso riducendo il cibo. Un altro luogo comune: le persone depresso dormono di più. Vero, ma è possibile anche il contrario: anche difficoltà ripetute a dormire possono essere segno di depressione.

Ecco  i principali sintomi di una depressione clinica:

  1. Umore depresso per la maggior parte del giorno, (es. tristezza, melanconia accentuate e persistenti).
  2. Marcata diminuzione o perdita di interesse o piacere per tutte, o quasi tutte, le attività per la maggior parte del giorno, (anedonia o apatia).
  3. Agitazione o rallentamento psicomotorio.
  4. Affaticabilità, perdita o mancanza di energia/slancio vitale o prostrazione fisica (astenia).
  5. Disturbi d’ansia (es. attacchi di panico o preoccupazioni eccessive e persistenti).
  6. Insonnia o ipersonnia.
  7. Significativa perdita di peso, in assenza di una dieta, o significativo aumento di peso, oppure diminuzione o aumento dell’appetito (iperfagia).
  8. Disturbi psicosomatici (es. gastriti, mal di testa, dolori vari ecc.).
  9. Diminuzione o perdita di motivazioni personali, capacità di pensare, concentrarsi, risolvere problemi, prendere iniziative, decisioni, agire (rallentamento ideativo, inerzia, svogliatezza o abulia) e pianificare il proprio futuro (sintomi cognitivi).
  10. Tendenza all’isolamento, alla solitudine, alla sedentarietà, scarsa cura di sé e autoabbandono con diminuzione dei rapporti sociali e affettivi (sintomi affettivi).
  11. Sentimenti di inquietudine, impotenza, rassegnazione, autosvalutazione (es. diminuzione di autostima), inutilità, sfiducia, delusione costante, pessimismo sul futuro, vittimismo, negativismo sul presente, perdita di senso di vivere, senso di vuoto, tendenza al pianto, fino a senso di fallimento, sconforto o disperazione oppure sentimenti eccessivi o inappropriati di colpa, recriminazione, risentimento e rimuginazione (fino a casi limite di angoscia e deliri con distacco dalla realtà).
  12. Ricorrenti pensieri di morte, ricorrente ideazione suicida senza elaborazione di piani specifici, l’elaborazione di un piano specifico per commetterlo oppure un tentativo di metterlo in atto.

Se vuoi capire davvero come ci si sente prigionieri dentro una depressione clinica, ti suggerisco questo brano dei Litfiba, Re del Silenzio.

La depressione in adolescenza

Molti ragazzi e ragazze in adolescenza possono andare in contro a depressione: è un periodo di trasformazione rapida dove tutto il mondo appreso da bambino viene messo in discussione dalla nuova visione adulta, regolata da istinti e desideri nuovi e sconcertanti. In questa fase di vita la mente non è ancora pronta ad affrontare il dolore come lo sarebbe la mente di un adulto. Inoltre quando si parla di adolescenza si parla sempre di un periodo in cui la personalità si sta ancora formando: da un lato questo è un bene ma dall’altro comporta che le esperienze negative abbiano un impatto più duraturo e formativo sulla personalità.

Sembra che Noa soffrisse di tre condizioni molto gravi: Anoressia, PTSD (Disturbo post-traumatico da stress) e depressione. Si tratta di 3 condizioni molto gravi, nonché tre disturbi molto spesso affiancati al suicidio o a tentativi di suicidio. Noa non ha avuto una infanzia normale o una adolescenza normale: la sua è una storia segnata dagli abusi. Non mi azzardo a trarre conclusioni diagnostiche senza conoscere bene il caso, ma penso si possa dire che già solo questi elementi rendono la sua storia molto diversa dalla maggior parte degli adolescenti.

Ogni storia è una storia diversa


Noa non è l’unica adolescente ad essere stata abusata, eppure non tutti gli adolescenti in difficoltà si suicidano. Anzi, in Italia solo il 5% dei suicidi ha meno di 24 anni. Credo che sia questa grande disparità tra la sua età e l’età media in Italia ad aver creato maggiore scalpore, aldilà della questione politica e morale sull’eutanasia (e ricordo nuovamente che non si è trattato di eutanasia). 17 anni non è un’età in cui di solito si perde ogni speranza.

Ma la mente umana non funziona così: ognuno di noi reagisce e cresce rapportandosi con al sua storia in maniera completamente diversa, anche se le esperienze affrontate sono le stesse. Alcuni adolescenti magari hanno trovato la forza o hanno avuto delle circostanze attenuanti come un miglior supporto psicologico (Noa ha criticato l’assenza di servizi di questo tipo in Olanda), Noa purtroppo non ce l’ha fatta.